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STOKER di Park Chan-wook


(Usa/Gran Bretagna, 2013, 100’)
Regia: Park Chan-wook, sceneggiatura: Wentworth Miller, fotografia: Chung-hoon Chung, musica: Clint Mansell, interpreti: Nicole Kidman, Mia Wasikowska, Matthew Goode.

«Acclamato nei festival e diventato regista di culto soprattutto all’estero, Park Chan-wook ha attirato le attenzioni di Hollywood, sempre alla ricerca, come sappiamo, di veri talenti in grado di rinfrescare e oliare quella industria. Spesso, però, le esperienze hollywoodiane di registi non americani, presi di peso e trasportati altrove, con operazioni spesso chirurgiche, non hanno funzionato e la recente storia di questo “sotto genere” produttivo è ricca di esempi negativi. Molte sono state le offerte fatte al regista sudcoreano, tutte rispedite al mittente fino a quando non gli è stata recapitata una sceneggiatura di quelle “perfette”, in grado di stimolare il suo immaginario e di poter fare un omaggio al suo regista feticcio, l’intramontabile Alfred Hitchcock. Il risultato, Stoker – presentato a gennaio al Sundance e in Italia al Bifest – è un film che aggiorna la ricerca stilistica di Park Chan-wook, portandola a un altro livello senza che si sia perso niente dell’originaria sua forza e inventiva. Citando a piene mani il cinema del maestro Hitch, in particolare L’ombra del dubbio, Stoker ambienta una torbida storia familiare che vede una quasi diciottenne piangere la morte improvvisa del padre nel momento stesso che si appalesa lo zio Charlie che sembra voler prenderne il posto. Park Chan-wook non si fa tra l’altro per nulla intimidire dal cast d’eccezione che gli è stato proposto, compresa quella Nicole Kidman, qui maschera perfetta e quasi inespressiva, come devono essere tutti i personaggi di questo film sospeso e diabolico, vero meccanismo a orologeria. L’aspetto estetico è prioritario e in esso si consuma tutta la voluttà di un film le cui inquadrature sono il frutto di uno studio ossessivo, diremmo millimetrico. Qualcuno potrà obiettare l’eccesso di cura formale, eppure vi assicuriamo che si tratta di un’esperienza importante che riguarda tutti i sensi, anche quello uditivo, considerato il grande lavoro fatto sul sound design. Perfetto film di inizio estate.»
Dario Zonta,
L’Unità
Versione originale con sottotitoli in italiano.

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