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"SOUTHERN ROCK DAYS" -MORELAND & ARBUCKLE-

Direttamente dal Delta del Grande Fiume questo strepitoso trio Rock Roots che affonda le sue radici nel Delta blues poù arcaico.

Il chitarrista Aaron Moreland e l’armonicista/cantante Dustin Arbuckle hanno trascorso l’ultima decade esplorando i confini delle radici musicali americane, forgiando un inesorabile e ammaliante suono che fonde il blues del Delta, folk, rock, tradizionale country, soul e numerosi echi e mormorii di una infinitivamente stratificata narrativa che abbraccia più di un secolo.

Il loro viaggio ha inizio quando si incontrano ad una jam in un club di Wichita, Kansas nel 2001. Moreland, da pochi mesi trasferitosi da Emporia (città a circa 55 miglia nel nord est), chitarrista dall’età di quindici anni, ha delle influenze molto diversificate, da Led Zeppelin, Creedence Clearwater Revival, Black Sabbath, Charley Patton e Motley Crue nonchè nel blues tradizionale; mentre Arbuckle, nativo di Wichita, è membro di una rock blues band locale nonostante la sua reale sensibilità si ricolleghi un paio di generazioni indietro, nel cuore del Delta del Mississippi; le sue profonde influenze contano iconiche figure quali Little Walter, Sonny Boy Williams e Son House.
Del loro primo incontro dicono “è stato qualcosa di perfetto, abbiamo condiviso la stessa visione in un posto dove, realmente, non c’era grande interesse o supporto per il country blues”.

Moreland si unisce alla rock band di Arbuckle che però in pochi mesi va a dissolversi lasciando spazio ad un nuovo quartetto chiamato Kingsnakes, descritto come “un elettrizzante blues del Mississipi mescolato a degli elementi rock, il progetto incorpora vari stili: soul, country, funk, jam rock, blues e qualsiasi cosa su cui si possa lavorare.

Tanti bassisti si uniscono alla band negli anni successivi senza mai fermarsi fino a che, i due artisti si rendono conto di poter stabilire un solido groove da soli e così, Moreland mette del suo nel progetto. In aggiunta alla Telecaster e Les Paul, il suo arsenale include uno strumento fatto a mano formato da 4 corde distese su un astuccio per sigari, una corda alimentata da un ampli per basso e le altre tre da un amplificatore per chitarra, in poche parole un rudimentale discendente degli strumenti suonati dai bluesman del Delta nei primi anni del 1900 che, nonostante le innate doti, erano troppo poveri per permettersi uno strumento reale.
“...non c’è nulla di realmente adatto a me” dice parlando del suo primo approccio con questo strumento creato da un amico di Memphis. “l’ho solamente preso ed iniziato a suonare, quando suono una chitarra vera tengo premuto le corde inferiori con il pollice cercando di creare una sorta di groove, così quando suonai per la prima volta la cigar box realizzai che era perfetta per il mio modo di suonare”

In un breve lasso di tempo auto-producono ben tre album Caney Valley Blues nel 2005, Floyd’s Market nel 2006 e 1861 nel 2008 e, nell’autunno dello stesso anno, portano tutto il repertorio in Iraq, per ben due settimane, per allietare le truppe Americane in missione.
Circa due anni dopo, nel febbraio 2010, arriva il loro debutto con la Telarc International con l’album Flood che, acclamato dalla critica, è un passo da gigante per un gruppo che non ha mai smesso di scavare nelle profonde radici della musica tradizionale Americana,senza però mai impigliarsi in definizioni e categorie che servono solo a limitarne la visione.

Ma è con Just A Dream (2011), il secondo con la stessa etichetta, che si apre un nuovo capitolo per la band. Le dodici tracce evidenziano la dinamica e avvincente chitarra di Moreland, le emozionanti vocalità e l’affilata armonica di Arbuckle e la solida base rock della batteria di Kendall Newby. L’album aggiunge una raffinatezza alla tradizionale sensibilità catturata nel precedente Flood del 2010. “L’obbiettivo era chiaramente quello di mantenere la grinta e il puro sentimento che avevamo creato nel precedente lavoro ma con qualcosa in più, così come la qualità del suono, la selezione dei brani, la produzione e ogni altro aspetto della lavorazione,” dice Moreland “ogni cosa fatta precedentemente era stata portata in studio e registrata in due giorni, a questo lavoro abbiamo dedicato molto tempo e il controllo qualità è stato molto più rigoroso, e si vede. Terminato il cd ho pensato - Sì, questo era quello che volevo -. Questo lavoro è al di sopra di ogni cosa fatta finora.”

Tutto questo è frutto in parte di un ambizioso tour di 15 mesi dove il loro percorso si è incrociato con artisti quali ZZ Top, George Thorogood, Jonny Lang, Buddy Guy, Robert Cray, Los Lonely Boys e altri veterani che hanno minato le strade dove il blues e il rock si intersecano, lungo la strada Moreland & Arbuckle hanno raccolto indicazioni e consigli molto preziosi. “Abbiamo preso un sacco di spunti su come realizzare degli ottimi concerti” dice Arbuckle. “Abbiamo capito meglio come esibirci davanti ad un grande pubblico: è facile creare una connessione con il pubblico in piccoli club ma quando ti trovi in un grande venue, la dinamica è completamente differente”.

Ma la vera essenza di Just a Dream stà nella musica stessa che consiste principalmente in brani scritti da Moreland & Arbuckle ma che attinge anche in altre risorse in un paio di istanze. “White Lightnin”, per esempio, è un contributo del leggendario chitarrista Steve Cropper, che ha lavorato con Booker T. e la MGS sotto l’etichetta STAX durante gli anni ‘60 e ‘70 definendo letteralmente la soul music americana. Il risultato evidenzia la nuova missione della band che vuole andare oltre i parametri stabiliti con il precedente lavoro. “… la versione che Steve ci inviò era una specie di lento blues, la nostra versione è circa 45 miglia all’ora più veloce dell’originale, ma è un buon lavoro, non considerando come è stata realizzata. È stato un bel colpo ed è stato ottimo lavorare con qualcuno come Steve, che è, sia un illustre figura, sia il meglio che puoi avere quando si tratta di questo tipo di musica.”

Tutto quello che viene dopo “White Lightnin” è ugualmente soddisfacente. Partendo da “The Brown Bomber” e “Just A Dream,” che sono le tracce d’apertura, a “Purgatory” che è un indispensabile riff, arrivando al lento e sconvolgente “Travel Every Mile” che pone luce sulla distorta chitarra di Moreland e la combinazione delle vocalità acquisite e del lamento dell’armonica di Arbuckle che, aggiunte al tema del disperato bisogno di ritornare dall’amore distante, rende il brano una tormentata esperienza. La spavalda “Heartattack and Vine,” una canzone presa in prestito dal catalogo di Tom Waits, è invece una delle favorite dei loro live shows da molti anni, in questo brano vengono valorizzati degli effetti vocali atipici della band in versione live; mentre il lento e melodico “Shadow Never Changes” ricorda il vintage dei Pink Floyd, grazie anche all’atmosfera creata tra la combinazione della chitarra e tastiera in sottosfondo all’esoterico testo, ugualmente misterioso è “So Low,” un sottovalutato ma tenace brano che dà a Moreland molto più spazio per la sua chitarra evocando gli spiriti del classico blues e rock vintage.

Vincitori dell'Indie Acoustic Project 2009 e finalisti del Blueswax, Artist of The Year nel 2008, si stanno confermando sempre di più sulla cresta dell'onda. Rural blues, delta blues, rock, country, soul, i suoni della Hill Country vengono profusi in tutta la loro potenza dalla “cigar box guitar” di Aaron Moreland, dall'armonica e dalla voce calda di Dustin Arbuckle.

Una cosa è certa: queste due potenti "macchine da blues" sul palco daranno il meglio, alzeranno la polvere e non consentiranno a nessuno di restare seduti a guardare.

sito ufficiale: www.morelandarbuckle.com/


Line-up:
Aaron MORELAND - Guitar, cigar-box
Dustin ARBUCKLE - Harp, vocal
Kendall NEWBY - Drums

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